mercoledì 4 maggio 2016

I nomi di Varanasi

Benares A Brahmin placing a garland on the holiest spot in the sacred city by James Prinsep 1832.jpg
Litografia dei ghat di Varanasi di James Princep (1832)
Sebbene la nozione che Varanasi sia una delle città più antiche al mondo sia solo parzialmente vera, in un’eventuale classifica si troverebbe intorno alla trentesima posizione, è pur certo che può vantare un lungo e ricco passato.
La complessità della sua storia può essere esemplificata da un’apparentemente semplice questione come quella del nome, che invece si presenta piuttosto articolata.

Gli scavi archeologici più antichi risalgono a circa il XII secolo a.C., seppur sia possibile che l’area fosse precedentemente abitata da gruppi tribali che trovarono le condizioni favorevoli per stabilirvi i primi insediamenti.
Grazie a queste infatti, già nel VI secolo a.C., la città era la capitale di una delle più potenti Mahajanapada, un gruppo di sedici repubbliche oligarchiche che regnarono su gran parte del nord dell’India fino al IV secolo a.C..
In questo periodo veniva chiamata Kashi, la cui etimologia può essere fatta risalire a due origini piuttosto distinte.
Nel primo caso Kashi deriva dal nome di una delle prime dinastie, chiamata Kasha, termine a sua volta derivante dalla diffusa ed utile erba kasha, che in quest’area cresce abbondantemente ancora oggi sulle sponde del fiume Gange.
La seconda interpretazione, leggermente più sofisticata ma non per questo necessariemente la più veritiera, prende origine dalla radice sanscrita kash, che signfica brillare, e riferito alla città assume un senso di “illuminata”.
Oggigiorno il termine Kashi viene considerato di gran lunga il più sacro ed al quale si fa riferimento non solo in molti testi religiosi, ma anche parlando con asceti e devoti indù in genere.
Viene anche utilizzato per descrivere gli abitanti nati in famiglie originali della città, detti kashivasi (dalla radice sanscrita vas, abitare).

Sempre in base alle caratteristiche religiose della città, in alcuni testi sacri più recenti, Varanasi viene nominata in vari modi, di cui almeno quattro meritano una menzione.
Avimukta letteralmente significa Mai abbandonata, inteso dal dio Shiva, il quale notoriamente nutre una forte predilezione verso questa città.
Tanto che, infatti, un altro suo appellativo piuttosto comune è Rudravasa, che molto semplicemente significa Dove vive Shiva, da Rudra, uno dei più comuni nomi di Shiva, e vasa, la già citata radice sanscrita vas, abitare.
Col termine Anandavana, La foresta della beatitudine (ananda, beatitudine e van, foresta), ci si riferisce invece all’antico passato quando la zona situata presso il Gange era una verdeggiante foresta, ricca di sorgenti e corsi d’acqua.
Mahasmashan vuol dire Il grande campo crematorio (maha, grande, smashan, campo crematorio) ed è legato al noto attributo della città di essere un luogo estremamente propizio dove morire, essere cremati ed avere le proprie ceneri disperse nel sacro Gange.

Lasciando da parte questi aspetti religioso-culturali, la vera questione del nome della città sta nel fatto che oggigiorno viene chiamata in due modi: Varanasi e Benares, in cui il secondo è in realtà una storpiatura del primo.
Varanasi è il nome ufficiale, dal 1956, come compare su documenti e mappe, ed è usato in prevalenza dagli stranieri, mentre Benares è il nome precedente ma col quale viene ancora chiamata dagli indiani.

Il termine Varanasi ha due possibili origini etimologiche, legate entrambe al fiume Varuna, che qui si immette nel Gange.
L’etimologia più probabile deriva dall’originale nome di questo affluente attribuitogli nei più antichi riferimenti letterari, cioè Varanasi appunto, e non Varuna o Varana come è stato chiamato più recentemente.
Stando invece alle più moderne interpretazioni, Varanasi deriva dall’unione dei nomi dei due fiumi che delimitano i 7 chilometri di Gange sul quale si affaccia la città, cioè il già citato Varuna a nord ed il torrente Assi a sud.
Sebbene questa versione sia probabilmente apocrifa, è pur vero che quest’area rappresenta storicamente la part più sacra della città, i cui confini sono appunto segnati da questi due corsi d’acqua.

Il termine Benares (ma anche Banares) deriva dalla versione in lingua pali di Varanasi, cioè Baranasi, così come appare nella letteratura sacra del buddismo, che tiene questo luogo in alta considerazione visto che il Buddha promulgò il suo primo sermone dopo l’illuminazione nella vicina cittadina di Sarnath.
Sparita nei secoli la “i” finale e per rendere più pratica la pronuncia, il nome divenne quindi Banaras e successivamente, durante le dominazioni straniere, prima mussulmane poi inglesi, Benares.

Le piccole differenze tra Banaras, Banares e Benares sono essenzialmente dovute, oltre a noti limiti linguistici per una precisa traslitterazione, alla differente pronuncia dell’alfabeto devanagari che prevede una vocale inerente (in questo caso nella prima e nell’ultima sillaba), che si esprime con un suono simile ad una via di mezzo tra un “a” breve e una “e” chiusa.

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