sabato 11 giugno 2016

Il sangam ed i mela di Allahabad

Allahabad (pronunciata localmente e più agilmente Illabad) è una grande città sacra indiana di circa 1.200.000 abitanti, situata nello stato dell’Uttar Pradesh, presso il punto in cui il fiume Yamuna si immette nel Gange (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/03/il-fiume-gange.html).
Secondo l’induismo i punti di confluenza di due fiumi, chiamati dal sanscrito sangam, sono considerati particolarmente propizi poiché si crede che ai due corsi d’acqua fisici si unisca centralmente il mitico e mistico Saraswati, il fiume della conoscenza spirituale.
NorthIndiaCircuit 250.jpgTenendo presente che il Gange e lo Yamuna sono i due fiumi più sacri per gli indù, è facile immaginare l’importanza che riveste la confluenza di Allahabad, che infatti viene considerata il sangam per antonomasia.
Oltre a questo, Allahabad è una delle quattro città dove caddero le quattro gocce di amrit (il nettare divino) durante la lotta tra dei e demoni per impossessarsene, quindi è sede ogni 6 e 12 anni delle grandi fiere religiose chiamate kumbh mela, che sono i raduni di esseri umani più grandi al mondo.

L’area del sangam si presenta come una grande distesa sabbiosa che forma il letto del fiume Gange, che vi scorre in mezzo fino ad incontrare lo Yamuna creando una specie di grande T.
Il punto preciso in cui i due fiumi si incontrano è facilmente individuabile grazie a due fattori.
Il primo sono le numerose barche attraccate alla riva, che seppur possano essere leggermente d’intralcio per l’accesso all’acqua, sono piuttosto utili per i pellegrini come punto di appoggio.
Spesso, tra l’altro, durante la lunga stagione secca invernale quando la corrente dei fiumi è decisamente debole, viene creato un piccolo molo tra i due fiumi fiancheggiando una ventina di imbarcazioni le una alle altre.
Altro utile ed apprezzato utilizzo delle semplici ma robuste barche di legno è il servizio proposto da barcaioli che remano fino al luogo propizio e permettono ai pellegrini di immergervisi direttamente.
Il secondo motivo per cui è facilmente individuabile il punto preciso in cui i due fiumi si incontrano è dato dal differente colore delle loro acque: sul verdognolo quelle dello Yamuna, sul marroncino quelle del Gange (anche se gli indiani più poeticamente lo sconderano sweta, bianco).

Sebbene lo scopo religioso della visita ad Allahabad sia quindi quello di compiere le abluzioni, presso quest’area sono presenti alcuni tempi molto frequentati, di cui un paio anche piuttosto originali.
Appena terminata la rampa che si trova presso l’accesso principale al sangam, la strada passa di fianco ad un tempio del dio scimmia Hanuman, la cui peculiarità è data dal fatto che la grande immagine della divinità non è rappresentata, come nella maggior parte dei templi indù, da una scultura collocata davanti ad una parete, bensì è stata scolpita sul pavimento del tempio, poco al di solito del livello della superficie.
Secondo una tradizione locale, quando durante la stagione dei monsoni i fiumi straripano, l’acqua arriva fino a lambire il tempio prima di ritornare lentamente entro gli argini, quasi come se anche i due fiumi andassero a porgere rispetto al dio Hanuman.
Più realisticamente si potrebbe dedurre che il tempio sia stato saggiamente costruito presso il punto che veniva considerato il limite massimo medio dello straripamento stagionale.

Un altro tempio molto originale si trova all’interno dell’unica piccola area accessibile al pubblico del grande forte, situato molto scenograficamente sul fiume Yamuna, che purtroppo non è visitabile poiché conserva ancora oggi le sue originali funzioni di acquartieramento dell’esercito.
Quasi al centro di un giardino piuttosto verdeggiante si trova una tetra scaletta che porta al Patalpuri Temple (Il tempio della città del mondo sotterraneo), una scura stanza dove è conservato l’Akshayavat, L’indistruttibile banyano, un mistico albero di ficus begnhalensis, spesso citato nella mitologia induista.
In realtà pare che questo tronco, decorato con le offerte di cordini e polvere rossi dei fedeli, sia solo un un ciocco dell’albero originale situato invece al centro del forte e quindi non accessibile se non ad un ristretto numero di bramini (sacerdoti).

Come segnalato precedentemente in un post specifico sull’argomento (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/03/il-frullamento-delloceano.html), la tradizione dei quattro luoghi dove caddero le gocce di nettare divino è piuttosto recente e basata su mitologia apocrifa, il mela di Allahabad pare essere piuttosto antico, con il nome di Magh Mela (da magh, il mese del calendario induista tra la metà di Gennaio e la metà di Febbraio durante il quale cade la fiera) proprio grazie alla presenza ed importanza religiosa del sangam.
In effetti, ancora oggi, sebbene le più gigantesche fiere facciano parte del ciclo che comprende anche altre tre città, Haridwar, Ujjain e Nasik, e che vengono celebrate ciclicamente ogni 6 anni (gli Ardh Kumbh Mela, con ardh che singnifica metà) e 12 anni (i Maha Kumbh Mela, con maha che significa grande), tutti gli anni durante il mese di magh il sangam riceve numerose attenzioni dai devoti.
In particolare uno dei giorni più propizi per le abluzioni al sangam è mauni amavasya, letteralmente silenzio del novilunio che si tratta di un giorno dedicato al voto del silenzio (mauni) durante la luna nuova (amavasya), cioè non visibile.
Già normalmente questa giornata viene considerata dai fedeli indù molto importante, in più rappresentano l’apice dei mela di Allahabad, tanto che nel 2013, festeggiando il Maha Kumbh Mela, il giorno di mauni amavasya visitarono la città ben 30 milioni di persone.
Per sistemare questa folla oceanica, duranti i Kumbh Mela tutta l’area del sangam viene letteralmente invasa da migliaia di tende che ospitano asceti, religiosi, pellegrini e turisti, in un’esplosione di colori, suoni, odori e sensazioni che solo una situazione particolare come questa può creare.
Chiaramente per chi non fosse molto propenso ad apprezzare la folla in generale, sarebbe saggio stare invece il più lontano possibile da queste fiere.

Che infatti spesso hanno avuto tragici risvolti: in particolare, durante i mela del 1840, 1906, 1954, 1986 e 2013, si sono verificate delle resse, chiamate in inglese stampede, che hanno causato diversi morti, nel 1954 addirittura circa 800.

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