domenica 10 luglio 2016

Trekking in Nepal

06 Tadapani.jpgIl motivo principale della popolarità e del successo dei trekking in Nepal è sicuramente il contatto con la natura.
Sia grazie al poter camminare per giorni tra le stupende cime himalayane, letteralmente immersi in boschi quasi incontaminati, ma anche perché, allontanandosi dalla civiltà e dalle sue comodità, spesso superflue, si riesce ad apprezzare il piacere di una vita più semplice, genuina e naturale, come quella che si conduce nei villaggi di montagna.
Questo privilegio, oltretutto, risulta essere piuttosto facile da ottenere dato che l’unico requisito richiesto per affrontare la maggior parte dei percorsi di trekking, oltre ad un minimo di intraprendenza ed organizzazione, è saper camminare; gli itinerari classici infatti seguono sentieri ben battuti attraversando ridenti e ospitali villaggi di montagna, dotati di semplici alberghi e guest-house, dove trovare quel poco indispensabile per riposare e rifocillarsi.

Dal punto di vista prettamente naturalistico, caratteristica unica del Nepal è quella di ospitare numerosi ecosistemi, in quanto il paese si sviluppa dal livello del mare delle pianure meridionali, fin sopra gli ottomila metri delle cime himalayane.
In trekking capita quindi molto spesso di passare in pochi giorni, o anche nello stesso giorno, attraverso ambienti decisamente diversi: le foreste subtropicali delle colline (fino ai 2.000 m.l.m.); le foreste di querce e pini della zona temperata media (tra i 1.700 e i 2.700 m.l.m.); i rododendri e altri pini della zona temperata alta (tra i 2.400 e i 4.000 m.l.m.); gli abeti e le betulle della zona subalpina (tra i 3.000 e 4.000 m.l.m.); i piccoli arbusti e cespugli della zona alpina (tra i 3.500 e i 5.000); infine le pietraie, i ghiacciai e i nevai perenni delle cime delle montagne.

Anche la fauna risulta essere quindi molto diversificata, in particolare l’esuberante avifauna himalayana che, in forme particolarmente varie, occupa indisturbata tutte le numerose nicchie ecologiche a sua disposizione.
Seppur in Nepal (e volendo anche in India) gli uccelli siano numerosi ovunque, comprese le inquinatissime e caotiche città, allontanandosi dai centri abitati si possono esprimere in variegate forme e comportamenti.
Numerosissimi sono i passeriformi rappresentati pressoché in ogni ecosistema, fino alle cime più elevate, con il piccolo Alpine Accentor reperibile talvolta fin sopra i 7.000 m s..l.m..
Tra le famiglie più comuni e caratteristiche delle montagne nepalesi vanno segnalati i babblers (garruli), presenti con numerose e differenti specie: dalle piccole e bellissime yuhina, con la testa a punta e i tenui colori pastello (che si mischiano in genere ai piccoli gruppetti di cincie, anch’esse numerosissime); ai grossi e rumorosi tordi ridaioli; o i più rari ma spettacolari garruli dal becco a scimitarra.
Altri uccelli che si incontrano facilmente lungo i percorsi di trekking sono: sgargianti fagiani, colorati piccioni, chiassosi merli, potenti barbuti, schive civette, narcisistiche ballerine, spericolati codaforcuta, attivi pigliamosche, etc...

Un altro aspetto che rende i trekking in Nepal molto interessanti e suggestivi è quello antropologico in quanto gli abitanti delle montagne appartengono a diverse etnie e spesso le differenze sono piuttosto evidenti.
Non tanto per l’abbigliamento, i vestiti tradizionali infatti, escluse cerimonie e ricorrenze particolari, hanno ormai ceduto il passo al più pratico abbigliamento moderno (in particolare ad imitazioni cinesi di capi occidentali), ma nella costruzione dei villaggi e delle case che grossomodo seguono, o hanno seguito, i sistemi tradizionali.
I magar, per esempio, sono un’etnia tibetano-birmana che costruisce case (spesso circolari) ricoperte di fango rosso e dal tetto in paglia, mentre i tamang, anch’essi tibetano-birmani, costruiscono le loro case in mattoni, con un porticato e un cortile, oppure gli sherpa, originariamente tibetani, che invece usano la pietra per i muri e l’ardesia per i tetti.

Le differenze religiose invece, seppur presenti, risultano essere un po’ più difficili da cogliere.
Di base la maggior parte delle etnie di montagna sono buddhiste, ma sono spesso presenti sia una forte influenza indù, sia del bon, una religione tibetana pre-buddhista.
I tamang sono noti per la costruzione di chorten, altari buddhisti a base quadrata con una cupola sopra, e nei loro territori è facile imbattersi nei muri di pietre mani, dei sassi tondeggianti sopra i quali vengono incise le lettere dei mantra in lingua pali.
Gli sherpa invece sono noti per la costruzione di monasteri e nei loro villaggi è quasi sempre presente un gompa, tipico tempio quadrato dai muri bianchi e il tetto in legno.
A prescindere dall’etnia, ogni paesino sfoggia comunque le sue colorate e allegre bandiere della preghiera, in genere appese alla maniera classica tra le case o tra gli alberi, ma talvolta anche issati su lunghissime aste di bambù.

Sebbene il trekking sia un’attività praticabile ovunque ci siano colline o montagne, e il Nepal è formato soprattutto da colline e montagne, le aree attrezzate più importanti, dove si possono incontrare facilmente locande per dormire e mangiare, sono essenzialmente tre.
Partendo da oriente, a circa 150 chilometri da Kathmandu, si erge il Monte Everest che, oltre ad essere chiaramente meta di vero e proprio alpinismo, offre numerosi e affascinanti percorsi di trekking (di cui il più famoso è senza dubbio quello per il Campo Base dell’Everest), che permettono quindi di osservare da vicino  il monte più alto del Mondo.
L’unico inconveniente dei percorsi di questa zona è la difficoltà nel raggiungerli, visti i lunghi percorsi in autobus, ed evitando possibilmente i piccoli, inquinanti e pericolosi aereoplani locali

Una seconda zona di trekking si trova appena a nord della Valle di Kathmandu, nelle regioni del Lantang e dell’Helambu.
Questa zona si sviluppa tra montagne non altissime e non offre i migliori panorami dell’Himalaya, ma risulta essere molto interessante per le differenze etniche, e molto comodo date le altitudini non elevate e il fatto che si può iniziare a camminare da appena fuori la Valle di Kathmandu.

Ma il vero paradiso dei trekkers è sicuramente la zona a nord di Pokhara, intorno alle vette del massiccio dell’Annapurna.
Il percorso più importante è il circolare periplo dell’Annapurna, che però richiede un particolare spirito di sacrificio, visto che dura circa 12-15 giorni (sempre evitando aereoplani o altri inquinanti mezzi a motore) e attraversa il famoso Passo Thorung La che si trova intorno ai 5.400 metri.
Altro trekking molto noto è quello che porta al Campo Base dell’Annapurna, seppur anche in questo caso si raggiungano in pochi giorni altitudini superiori ai 4.000 metri.

Nel caso non si fosse abbastanza intraprendenti per percorrere questi trekking, è però possibile compiere una serie di percorsi “minori” della durata di 7-8 giorni (ma anche meno), che sono comunque molto popolari visto che offrono stupende atmosfere di montagna nonché impareggiabili paesaggi himalayani.

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