lunedì 15 agosto 2016

Luoghi sacri buddisti, IX parte: Sanchi

A visitor's overview photo of Great Stupa of Sanchi, 1937.jpgIl piccolo ed apparentemente anonimo paese di Sanchi si trova nello stato indiano del Madhya Pradesh a circa 50 chilometri dalla grande città di Bhopal.
La sua relativa notorietà è dovuta alla presenza di una modesta collina sulla quale sono situati alcuni antichi stupa e santuari buddisti di notevole importanza e pregio artistico, tanto da far parte, fin dal 1989, dei monumenti protetti dall’UNESCO.
La particolarità delle più antiche decorazioni di Sanchi è l’essere uno dei migliori esempi, tra i pochi rimasti, d’arte buddista aniconica, uno stile in cui il Buddha non veniva rappresentato come un essere umano, bensì attraverso simboli, quali: un trono vuoto, un albero di Bodhi, un cavallo senza cavaliere, l’impronta del suo piede, uno stupa e la ruota del dharma (etica) buddista, un cerchio con 24 raggi.
La scarsità dei reperti di questa tipologia d’arte religiosa, soprattutto sotto forma di bassorilievi scolpiti su roccia, è dovuta al fatto che terminò intorno al I secolo d.C., dopo il quale il Buddha iniziò ad essere rappresentato in forma umana.

Storicamente, l’importanza di Sanchi nella religione buddista non è legata alla vita del Buddha, il quale infatti non visitò mai questo sito piuttosto lontano dalle aree dove trascorse la sua esistenza, bensì al grande imperatore Ashoka (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/02/limperatore-ashoka.html), legato a questo luogo per esservi nata la moglie ed avervi celebrato il loro matrimonio (circa nel III secolo a.C.).
Successivamente anche altre dinastie buddiste aggiunsero il proprio contributo artistico, con gli ultimi edifici religiosi costruiti fino a circa il XII secolo, dopo il quale Sanchi venne dimenticata a causa del decadimento del buddismo che venne gradualmente riassorbito nell’induismo.
Oggigiorno sulla collina di Sanchi si possono ammirare alcuni antichissimi stupa fatti erigere dall’imperatore Ashoka ed altri resti di santuari, templi e monasteri, fatti erigere anche da successivi regnanti di religione buddista.

Il Grande Stupa di Ashoka è la più antica struttura in pietra dell’India e deve la sua notevole importanza artistica alla cinta di mura che scorre attorno alla semisfera, con quattro portali meravigliosamente scolpiti.
L’originale stupa, di minori dimensioni, venne eretto intorno al III secolo a.C., su indicazioni dell’imperatrice, ma venne successivamente ampliato dai regnanti della dinastia Shunga che, attorno al I secolo d.C., aggiunsero la decorata ringhiera in pietra, aperta presso i quattro punti cardinali.
Nonostante abbiano subito alcuni danni, i torana, i bassorilievi situati sopra a queste entrate, sono considerati i più antichi e squisiti esempi d’arte buddista del subcontinente indiano, che traggono ispirazione in gran parte dai Jataka, testi indiani che descrivono le vite passate del Buddha.
Ad esempio, sul torana dell’entrata settentrionale, probabilmente quello meglio conservato, si può notare la squisita scultura di una scimmia che offre una ciotola di miele al Buddha, rappresentato aniconicamente come un albero di Bodhi
Oppure si può segnalare il torana della porta meridionale, che pare essere il più antico ed è decorato, oltre che con episodi della nascita del Buddha, dagli eventi della vita dell’imperatore Ashoka che lo portarono a convertirsi al buddismo.

Oltre al Grande Stupa, degli otto che furono fatti edificare da Ashoka nel III secolo a.C. ne rimangono solo due, chiamati per convenzione archeologica stupa numero 2 e numero 3.
Lo stupa n. 2 è protetto da un’alta ringhiera in pietra piuttosto massiccia e sobria nelle decorazioni; la parte superiore della semisfera è appiattita e priva della parte sommitale con il tipico chhatra (ombrello), probabilmente danneggiata dal tempo o trafugata da ladri di reperti.
Il numero 3 invece si trova su una base rialzata e vi si accede tramite una breve scala doppia, molto decorata, come pure la balaustra in pietra che vi scorre attorno.
Sulla cima si trova una piccola struttura quadrata ed il classico parasole; degno di nota è anche il torana sopra all’entrata principale.

Tra le altre costruzioni che costellano la collina di Sanchi, degni di nota sono i cosiddetti tempio n. 17 e 18, i cui colonnati ricordano sorprendentemete gli edifici greci classici e furono costruiti nel VII secolo, come il tempio 31, che nonostante l’anonima forma quadrata in mattoni, ospita al suo interno una scultura del Buddha particolarmente pregevole.
I monasteri n. 45 e 47, situati sull’estremità orientale del colle, appartengono all’ultima fase artistica di Sanchi e presentano oltre alla tipica pianta con cortile centrale, alcuni elementi architettonici induisti.

Infine, un cenno meritano le colonne, o quel poco che ne è rimasto, sparse in tutta l’area archeologica di Sanchi.

La più importante è sicuramente la colonna n. 10, fatta erigere dall’imperatore Ashoka, e seppur oggi sia possibile osservare solo il basamento, nel piccolo museo situato in paese, è possibile ammirare il meraviglioso capitello, simile al più noto trovato presso il sito buddista di Sarnath (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2016/07/luoghi-sacri-buddisti-iii-parte-sarnath.html).

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