sabato 3 settembre 2016

Breve cenno ai templi di Khajuraho

Temple khajuraodkd.jpgKhajuraho è una cittadina di poco più di 20.000 abitanti, sperduta nella zona centro meridionale dell’immensa pianura gangetica.
Nonostante la posizione remota, Khajuraho è piuttosto famosa nei circuiti turistici internazionali per la presenza di alcuni pregevoli templi indù e jaina costruiti circa un migliaio di anni fa, grossomodo tra il 950 ed il 1050, e protetti dall’UNESCO.
Al giorno d’oggi ne sono rimasti una ventina in discrete e buone condizioni di conservazione, divisi in tre gruppi: occidentale, orientale e meridionale.
Il primo gruppo di templi, tutti indù, è ospitato all’interno di un grande e curato giardino, ed è sicuramente il più importante per la presenza di alcuni edifici particolarmente belli e ben conservati.
Il gruppo orientale è formato da 4 tempi indù e 4 jaina, mentre del gruppo meridionale fanno parte solo due templi indù, tra gli ultimi costruiti nella zona.

Oltre all’aspetto prettamente artistico, di cui vedremo più avanti, i templi di Khajuraho offrono interessanti spunti storici ed alcune questioni non del tutto chiarite.
Le poche notizie certe riguardano gli autori, cioè la dinastia Chandela che regnò nell’area tra il IX ed il XIII secolo, e le date di costruzione, come già accennato tutte attorno al X-XI secolo.
Questo richiese uno sforzo finanziario e tecnico notevole, a cui aggiungere sicuramente una abbondante manodopera per completare così tanti ed elaborati edifici in così poco tempo, ed è quindi lecito chiedersi perché sia stato scelto un anonimo paesino come Khajuraho, visto che la capitale della dinastia Chandela si trovava a Mahoba a circa 60 chilometri, una distanza a quei tempi considerevole.
La collocazione inusuale risultò comunque piuttosto utile per sfuggire, almeno inizialmente, alle attenzioni dei potenti e distruttivi invasori mussulmani, i quali, dopo un infruttuoso raid nel lontano 1022, non si occuparono più di quest’area fino al XIII secolo quando il Sultano di Delhi attaccò e sconfisse la dinastia Chandela.
Nonostante i successivi sovrani i mussulmani che regnarono sull’India spesso intrapresero vere e proprie campagne di distruzione di templi indù, la posizione remota e la scarsa importanza di un anonimo paesino come Khajuraho fecero sì che, escludendo alcuni danni durante un raid di Sikandar Lodi nel 1495, questi templi sfuggirono alla completa distruzione, furono inghiottiti dalla vegetazione circostante e riscoperti dagli inglesi intorno al 1830.

Khajuraho temple.jpg
Costruiti principalmente in arenaria su basamenti in granito, i templi di Khajuraho sono ottimi esempi del predominante stile architettonico indiano nagara e sono particolarmente pregevoli per le equilibrate dimensioni delle shikara, torri, e per le numerose sculture e decorazioni che ne adornano gli esterni.
In particolare questi templi sono famosi per alcune scene erotiche che rivaleggiano per audacia e maestria con le altrettanto note rappresentazioni scolpite sulle travi di molti templi indù nepalesi.
In realtà le scene erotiche dei templi di Khajuraho rappresentano solo circa il 10% delle sculture, in quanto queste raffigurano vari aspetti della vita del tempo, tra i quali anche il sesso, non solo quello.
La spregiudicatezza con cui i sovrani Chandela decisero di adornare i loro templi, potrebbe anche essere un motivo della scelta di un luogo ameno come Khajuraho, invece della loro capitale Mahoba.
Pur non cedendo al fin troppo facile luogo comune per cui il sesso sia la forza maggiore, bisogna però dare credito a questa dinastia nell’essere riuscita, con notevole audacia, a seguire principi tantrici, allora in pieno sviluppo, considerando il sesso alla stregua degli altri aspetti piacevoli della vita materiale, non in contrapposizione a quella spirituale ma ad essa complementari.

Piuttosto inusuale ma altrettanto ammirevole, è stata anche la decisione di erigere templi indù di varie sette nonché templi jainisti.
Seppure il jainismo possa essere considerato, come del resto anche il buddismo ed il sikhismo, una branchia o una costola dell’induismo, la nota tolleranza di entrambe ha permesso al jainismo di fiorire anche senza essere la religione dei regnanti di turno.
Lo stesso avvenne ad esempio anche in numerosi luoghi di culto buddisti (http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/search/label/Luoghi%20sacri%20buddisti) dove i pur meno numerosi jaina riuscirono spesso a ricavarsi i propri spazi.

Oggigiorno Khajuraho è fondamentalmente un agglomerato di alberghi e ristoranti, ma grazie alla posizione remota, il suo sviluppo è alquanto limitato e rararmente viene presa d’assalto come può capitare molto più spesso, per esempio, ad alcune delle più note mete turistiche vicino alla capitale Delhi.

Le strade del Madhya Pradesh sono ancora piuttosto disastrate e comunque i centri abitati di medie-grandi dimensioni sono lontani; i collegamenti ferroviari con la piccola stazione piuttosto scomodi, a parte un recente treno che collega Khajuraho con la sacra e ben più frequentata Varanasi; i pochi aerei che collegano il minuscolo aereoporto con Delhi sono in servizio solo durante l’alta stagione.

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