lunedì 3 luglio 2017

La regione del Bengala

Immagine satellitare del delta del Gange-Brahmaputra
Il Bengala è una regione storico-geografica che corrisponde attualmente al Bangladesh ed allo stato indiano del Bengala Occidentale.
Geograficamente il territorio è in gran parte occupato da quello che viene considerato il più vasto delta fluviale al mondo, frutto dell’incontro del Gange e del Brahmaputra.
L’abbondanza d’acqua, unita alle annuali piogge monsoniche, causa spesso devastanti inondazioni, basti pensare che durante un monsone di media portata circa il 50-60% del territorio del Bangladesh viene sommerso.
A questo bisogna aggiungere i più rari, ma ancor più temibili, cicloni, che risalgono l’Oceano Indiano toccando terra con effetti catastrofici; uno dei più gravi disastri naturali nella storia dell’uomo avvenne nel 1970 con il ciclone Bhola che causò la morte di centinaia di migliaia di persone, con stime che variano dai 250 mila al mezzo milione.

Uno dei motivi delle numerose vittime degli allagamenti del Bengala è dovuto ad un altro record di questa regione, cioè l’altissima densità, che raggiunge i circa 900 abitanti per chilometro quadrato; per fare un paragone, in Italia, la cui densità abitativa è considerata medio-alta, si ferma attorno ai 200.
Questo è dovuto al fatto che nonostante le condizioni climatiche siano alquanto difficili, anche il caldo e l’umidità possono raggiungere livelli umanamente quasi insopportabili, i terreni coltivabili sono particolarmente fertili e produttivi, creando una situazione semi-paradossale, ma non rara nel subcontinente indiano, visto che le stesse dinamiche si presentano anche nella regione del Terai, la parte settentrionale della pianure gangetica al confine tra India e Nepal (per ulteriori dettagli rimandiamo ad un post sui bacini idrici nepalesi http://informazioniindiaenepal.blogspot.it/2017/06/i-fiumi-del-nepal-ii-parte.html).
Nonostante questa forte antropizzazione, il territorio del Bengala ospita ancora vaste aree incontaminate, in particolare l’ampia zona costiera, detta Sunderbans, che ospita la più grande foresta di mangrovie al mondo, nota per l’elevato numero di tigri panthera tigris tigris, chiamata non a caso, in quasi tutte le lingue, tigre del bengala.
Supportando una sana popolazione di maxi-predatori, i Sunderbans ospitano quindi anche un gran numero di ungulati, preda preferita delle tigri, ma sono molto abbondanti anche i rettili e gli uccelli; il mare antistante è popolato invece da numerose specie di cetacei, come la balenottera di Eden, la pseduorca, la neofocena e varie specie di delfini.

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Dettagli delle decorazioni in terracotta di un tempio di Murshidabad in India
Storicamente la regione del Bengala è stata a lungo governata da piccoli regni indù e buddisti, fino alla conquista da parte dei mussulmani nel 1203.
Trovandosi però ai margini dei territori del Sultanato di Delhi, che governava su gran parte del nord dell’India, il Bengala riuscì ben presto a guadagnare l’indipendenza con la formazione del Sultanato del Bengala che regnerà su questa regione dal 1342 al 1576 (esclusi i 17 anni, tra 1538 ed il 1555, durante i quali il nord dell’India venne conquistato dall’afghano Sher Shah Suri).
Nel 1576 l’ultimo sultano venne sconfitto dall’esercito dell’Imperatore Akbar ed il Bengala divenne una delle province dell’Impero Moghul, pur mantenendo una certa autonomia.

Con il declino della dinastia Moghul, iniziato con la morte dell’ultimo grande imperatore Aurangzeb nel 1707, il Bengala attirò le attenzioni delle potenze coloniali europee, che culminarono con la Battaglia di Plassey (160 km a nord di Kolkata) nel 1757 tra i britannici ed una coalizione tra il Nababbo del Bengala ed i francesi, che vide la definitiva vittoria degli inglesi.
Per i successivi due secoli la regione diventerà uno dei fiori all’occhiello del vastissimo Impero Britannico, con la città di Calcutta che durante il XIX verrà considerata una delle più ricche e prospere al mondo.
Anche culturalmente l’nfluenza inglese fu tutto sommato positiva, ampliando ulteriormente le vedute della già progressista intellighenzia bengalese.
La quale successivamente diventerà uno degli acerrimi nemici dell’occupazione del subcontinente da parte dei britannici ed il movimento indipendentista indiano vedrà nel Bengala una delle sue più agguerrite roccaforti.

Purtroppo la meritata indipendenza venne seguita dalla poco lungimirante divisione dell’India su base religiosa, con la formazione del Pakistan diviso in Occidentale (l’attuale Pakistan) ed Orientale (oggigiorno Bangladesh).
Seppur gli episodi di violenza non abbiano raggiunto i tristemente noti livelli del confine occidentale, anche in Bengala questo creò una catastrofica crisi umanitaria, seguita da circa un ventennio di contrasti ed incertezza politica.
Nel 1971 infine, la Guerra di Liberazione del Bangladesh portò all’indipendenza dal Pakistan Occidentale ed alla formazione dell’attuale Bangladesh.

Dal punto di vista artistico-culturale, la regione del Bengala, grazie al ricco passato, si distingue abbastanza facilmente dal resto del nord dell’India.
La lingua più diffusa e componente fondamentale dell’unità culturale bengalese è il bengali, parlato da più di 250 milioni di persone e quindi 7ima lingua più diffusa al mondo.
Il più noto esponente della lingua bengali è sicuramente Rabindranath Tagore (Premio Nobel per la letteratura nel 1913 http://informazioniindiaenepal.blogspot.in/2017/02/breve-introduzione-allo-scrittore.html), uomo d’ampie vedute ma legato strettamente alle proprie origini ed alla propria terra.
Architettonicamente lo stile bengalese si distingue sia nella costruzione di moschee che di templi induisti.
Lo stile mussulmano sviluppatosi in Bengala prevede la costruzione di grandi moschee in mattoni e terracotta, secondo il diffuso uso locale, che permettavano decorazioni particolarmente elaborate.
I migliori esempi si possono osservare nella città di Bagerhat in Bangladesh, chiamata la Città delle Moschee e protetta dall’UNESCO, dove sorgono addirittura più di 300 luoghi di culto islamici, costruiti in gran parte intorno al XV-XVI secolo.

L’architettura dei templi induisti bengalesi si può osservare più facilmente nel versante indiano, la cui campagna è letteralmente costellata di antichi luoghi sacri, che spesso ospitano templi di notevole valore artistico.
Lo stile bengalese si distingue, come quello delle moschee, per l’uso di mattoni e terracotta, che favorirono elaborate decorazioni, seppur, a causa del clima e della deperibilità dei materiali, sono pochi gli esempi antichi sopravvissuti al giorno d’oggi.
Più facilmente apprezzabile è invece la struttura generale di questi templi, muniti di originali e caratteristici tetti tondeggianti, divisi talvolta in più sezioni, due o quattro, e più raramente addirittura otto, con la sovrapposizione di due tetti da quattro.
Un altro stile abbastanza diffuso e tipico del Bengala, chiamato deul, prevede invece i santuari formati da una costruzione quadrata a un piano, con una torre che spunta dal centro, con le versioni più elaborate che prevedono anche quattro torri più piccole agli angoli, stile chiamato panchratna, cinque torri (letteralmente gemme, ratna), o addirittura otto torri, su due livelli, chiamato navratna, nove torri.

Ultima curiosità architettonica, il termine bungalow deriva dalla lingua gujarati e significa letteralmente bengalese, riferito alle costruzioni tipiche del Bengala, munite di un solo piano ed un’ampia veranda.

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